“Telecomunicazioni in Italia: Sfide e prospettive per i lavoratori”. Intervista a Stefano Conti UGL Telecomunicazioni
In questa intervista con Stefano Conti, Segretario Nazionale di UGL Telecomunicazioni, rilasciata per Agenparl che riportiamo integralmente, vengono appofondite le principali sfide e le strategie che il sindacato sta adottando per proteggere e promuovere i diritti dei lavoratori del settore delle telecomunicazioni in Italia. Di fronte a un contesto complesso e in rapida trasformazione, caratterizzato dalla crescente domanda di connettività, dall’introduzione di nuove tecnologie e da continue pressioni sui costi, il settore vive un momento di incertezza. Tra crisi di redditività, fusioni tra operatori, espansione del lavoro da remoto e impatto dell’intelligenza artificiale, il ruolo dei sindacati diventa cruciale per garantire non solo stabilità occupazionale ma anche condizioni di lavoro eque e sicure.
Conti ci illustrerà la posizione di UGL Telecomunicazioni su temi quali la necessità di un contributo da parte dei grandi player digitali (OTT) alle infrastrutture di rete, il riconoscimento di un contratto nazionale per i lavoratori dei call center, le negoziazioni per la parità retributiva, e l’importanza di un sistema di formazione continua per affrontare le sfide future. Al centro di queste iniziative c’è la tutela dei lavoratori, non solo rispetto ai rischi legati alla precarietà e alle nuove tecnologie, ma anche per quanto riguarda la sicurezza sul luogo di lavoro.
Domanda. Quali sono le principali sfide attuali per il settore delle telecomunicazioni in Italia, e come intende affrontarle la UGL Telecomunicazioni?
Stefano Conti. Le tlc rappresentano un paradosso tutto italiano, in quanto dovrebbero rappresentare il perno sul quale ruota lo sviluppo della digitalizzazione in Italia ed un volano della ripresa economica, ma in realtà’ sono un settore attraversato da tempo da una profonda crisi di redditività per gli operatori di mercato, a fronte di ingenti risorse che le aziende debbono destinare agli investimenti in infrastrutture e tecnologie in continua evoluzione, come lo sviluppo delle reti ultrabroadband e la copertura con connessioni ad almeno 1Gbit/s in tutta Italia, entro il 2026. In più si è verificato un ulteriore fenomeno che riguarda tutti gli operatori europei, cioè una costante crescita del traffico dati degli ultimi anni, contrapposta ad una diminuzione dei prezzi per servizi ed apparati di tlc. Tali circostanze di mercato hanno ovviamente destabilizzato anche il quadro occupazionale, destando fortissime preoccupazioni per il Sindacato. Se da un lato i consolidamenti fra operatori, quello che avverrà il prossimo anno tra Vodafone e Fastweb e quello che in futuro potrebbe interessare anche Wind Tre possano essere un punto un di stabilità del mercato, dall’altra il timore è che queste operazioni possano rappresentare motivo di eventuali esuberi tra i lavoratori. Occorre anche vedere come reagirà Tim dalla cessione di ramo della Rete seppur dalla vendita ha ottenuto di riportare il debito ad una misura sostenibile. Dal lato contact center la situazione è ancora più grave, con il settore che soffre ancora per via di continue gare al massimo ribasso, delocalizzazioni, continui attacchi che tendono a disarticolare la clausola sociale nei cambi appalti, l’introduzione massiva dell’Intelligenza Artificiale.
Come UGL Telecomunicazioni riteniamo che gli OTT (Over the Top), multinazionali come Amazon, Meta, Apple, Microsoft debbano contribuire economicamente allo sviluppo delle Reti, dal momento che i loro servizi generano enormi quantità di traffico ed i tre emendamenti proposti in queste ore da Fdi, Lega e FI alla Legge sulla Concorrenza approdata alla Camera ci trovano d’accordo. E’ fondamentale che il ccnl delle tlc venga riconosciuto dal Governo come contratto di riferimento dei call center per uscire dall’attuale jungla contrattuale che vede il settore applicare ogni tipologia di contratto, da quello delle cooperative al metalmeccanico, passando dagli assicurativi agli studi professionali e riconoscere la professionalità ed importanza degli operatori che ricordo, sono in prevalenza donne e part time riconducibili ai cosiddetti “working poor”, ossia lavoratori il cui reddito da lavoro dipendente o autonomo è inferiore alla soglia dell’incapienza secondo la disciplina fiscale.
Domanda. Come giudica l’impatto della digitalizzazione e della crescita del lavoro da remoto sulle condizioni dei lavoratori nel settore delle telecomunicazioni?
Stefano Conti. Le telecomunicazioni stanno vivendo una rapida evoluzione tecnologica, con innovazioni come l’Internet delle Cose (IOT), 5G, cloud computing, cybersecurity e intelligenza artificiale, tanto per citare i sistemi più conosciuti. L’impatto più dirompente lo sta avendo però l’intelligenza artificiale e per la velocità con la quale viene quotidianamente introdotta, in una Nazione che non è abituata ai cambiamenti repentini e che soffre di un diffuso analfabetismo digitale, sta aumentando i rischi di crisi occupazionali. Il Sindacato deve poter negoziare gli algoritmi, conoscere i profondi cambiamenti dell’organizzazione del lavoro, per evitare eventuali discriminazioni e tutelare la privacy e dati sensibili dei lavoratori.
Allo stesso modo il lavoro da remoto è stato uno spartiacque nel mondo del lavoro. Inizialmente concepito come un modello residuale da aggiungere a disposizione delle imprese per aumentare il benessere e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei propri dipendenti. Si è trasformato in uno strumento imprescindibile per le aziende ed intere strutture organizzative di lavoratori e come tale dovrebbe essere normato non più da accordi individuali, ma tramite contrattazione collettiva. Personalmente lo ritengo una forma di lavoro utile per imprese e lavoratori, ma Enti locali ed aziende dovrebbe investire su modelli strutturali di co-working per bilanciare la presenza in azienda con il lavoro da remoto ed evitare rischi da stress per isolamento sociale derivanti da una continua mancanza di interazioni dirette con i colleghi e l’ambiente aziendale.
Domanda. Quali strategie sta implementando la UGL per garantire la formazione e l’aggiornamento professionale dei lavoratori in un settore in continua evoluzione?
Stefano Conti. UGL Telecomunicazioni sostiene da diversi anni l’introduzione di un sistema formativo continuativo e certificato per i lavoratori, sia per quanto riguarda il reskilling, ossia il processo di formazione per acquisire nuove professionalità e svolgere una diversa mansione, che per l’upskilling, quando il dipendente, già in possesso di alcune capacità, attraverso la formazione migliora le proprie competenze. In questo modo si può ottenere un duplice risultato: restare ancorati al processo produttivo aziendale oppure ottenere riconoscimenti certificati spendibili per essere ricollocati in altre imprese. Tutto ciò a patto che venga erogata vera formazione mirata e non si utilizzi questo strumento come una sorta di ulteriore ammortizzatore sociale.
Domanda. Può parlarci delle recenti negoziazioni contrattuali nel settore delle telecomunicazioni e quali sono i punti chiave su cui la UGL sta insistendo?
Stefano Conti. La trattativa per il rinnovo del ccnl delle telecomunicazioni prosegue, le commissioni tecniche si sono riunite costantemente e a metà novembre proveremo a fare il punto della situazione con Asstel. Le rivendicazioni contrattuali di UGL Telecomunicazioni, oltre all’aspetto riguardante intelligenza artificiale e formazione certificata dei quali abbiamo già parlato, riguardano l’inserimento nel ccnl del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso la trasparenza retributiva, sancito nella Direttiva UE 20237970; turni agevolati o in modalità di lavoro agile per genitori con figli affetti da Bisogni Educativi Speciali; incremento delle ore di permessi a recupero per genitori con figli affetti da Disturbi Specifici dell’Apprendimento; revisione del trattamento di malattia per i lavoratori diversamente abili, affinché le assenze dovute a malattie collegate con lo stato di invalidità non siano conteggiate nel periodo di comporto, richiesta motivata da diverse sentenze della Corte di Giustizia Europea e dei Tribunali nazionali; esclusione dal conteggio del comporto per le malattie oncologiche e degenerative, compresi i giorni in cui il lavoratore svolge le terapie ad esse connesse.
Infine, il giusto riconoscimento della parte economica che tenga conto anche della vacanza contrattuale di oltre due anni.
Domanda. In che modo la UGL Telecomunicazioni sta lavorando per migliorare la sicurezza sul lavoro e le condizioni di lavoro per i dipendenti del settore?
Stefano Conti. Ugl Telecomunicazioni attraverso le strutture territoriali ha sempre dedicato gran parte della sua attività alla sicurezza sul lavoro. Alcune tra le recenti iniziative riguardano i molteplici sopralluoghi dei nostri RLS nelle nuove sedi di aziende come Tim e Fibercop, la raccolta firme per sensibilizzare le aziende all’installazione dei DAE (Defibrillatori Semiautomatici Esterni), la campagna per la prevenzione del rischio calore per i lavoratori di attività esterne, quella per i rischi derivanti da stress lavoro correlato nei call center.
(Fonte Agenparl)